Il Governo, con un recentissimo decreto, ha aumentato a ben 18 mesi il termine massimo per il trattenimento in CPR. Vediamo di cosa si tratta.
1. Come vengono eseguite le espulsioni?
Quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera, a causa di situazioni transitorie che ostacolano la preparazione del rimpatrio o l’effettuazione dell’allontanamento (come la mancanza del passaporto), il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il CPR (centro di permanenza per i rimpatri) più vicino. È quanto previsto dall’art. 14 c. 1 del testo unico immigrazione.
All’interno del CPR devono essere assicurati adeguati standard igienico-sanitari e abitativi. Inoltre, lo straniero deve essere informato della sua condizione di trattenimento e deve essergli permesso di telefonare all’esterno.
Entro massimo 48 ore il questore del luogo in cui si trova il centro trasmette copia degli atti al giudice di pace territorialmente competente per la convalida. Durante il processo lo straniero è ammesso al patrocinio a spese dello Stato; inoltre, se non dispone di un avvocato, viene nominato un difensore d’ufficio e, quando necessario, un interprete.
Il giudice provvede alla convalida, con decreto motivato, entro le quarantotto ore successive e il provvedimento cessa di avere ogni effetto qualora tale termine venga superato.
Quando è possibile espellere uno straniero? Qui un nostro articolo a riguardo.
Qui, invece, un nostro articolo su quando non è possibile espellere un migrante.
2. Cosa prevedeva la vecchia disciplina sul trattenimento?
Secondo la vecchia normativa, la convalida comportava la permanenza nel centro per un periodo di trenta giorni, prorogabili fino a un massimo di 120. La proroga poteva avvenire per l’accertamento dell’identità e della nazionalità del migrante, oppure nel caso in cui l’acquisizione di documenti per il viaggio presentasse gravi difficoltà. Inoltre, era possibile disporre la proroga qualora fossero emersi elementi concreti che consentissero di ritenere probabile l’identificazione ovvero fosse necessario al fine di organizzare le operazioni di rimpatrio.
Infine, il termine massimo era di 90 giorni e poteva raggiungere i 120 soltanto nel caso in cui lo straniero fosse cittadino di un Paese con cui l’Italia avesse sottoscritto accordi in materia di rimpatri.
3. Qual è ora il termine massimo per il trattenimento nel CPR?
Il Governo, con il recente d.l. 19 settembre 2023, n. 124, ha aumentato il termine massimo a 18 mesi. Secondo la nuova normativa, a seguito della convalida lo straniero può essere trattenuto nel CPR per tre mesi. Qualora l’accertamento dell’identità e della nazionalità ovvero l’acquisizione di documenti per il viaggio presenti gravi difficoltà, il giudice, su richiesta del questore, può prorogare il termine di ulteriori tre mesi. Il termine complessivo di sei mesi può essere prorogato dal giudice, su richiesta del questore, per ulteriori periodi di tre mesi e per una durata complessiva non superiore ad altri dodici mesi, nei casi in cui, nonostante sia stato compiuto ogni ragionevole sforzo, l’operazione di allontanamento sia durata più a lungo a causa della mancata cooperazione da parte dello straniero o dei ritardi nell’ottenimento della necessaria documentazione dai Paesi terzi.
4. Perché rivolgersi a un avvocato esperto di immigrazione a Bologna?
Un avvocato esperto in diritto dell’immigrazione può fornire consulenza e assistenza, sia giudiziale che stragiudiziale, in tantissimi ambiti della vita dello straniero, tra cui il ricorso contro un provvedimento di espulsione o di trattenimento nel CPR. Integra – immigrazione, lavoro e diritti offre una vasta gamma di servizi e si trova a Bologna, in via Miramonte n. 9 e a Pesaro in via Genova 25.
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